Ottima l'uscita didattica del 21/XI con le classi 5C e 5D, dedicata al museo storico-minerario di Perticara, che avrebbe meritato una giornata intera. Nel sito www.sulphur.it del Cantiere Certino vengono date molte news interessanti, che qui vogliamo riassumere, ma andarci di persona e vedere da vicino le loro ricostruzioni didattiche e sentire i commenti delle guide è tutt'un'altra cosa! Il fatto stesso che ci vadano 5.000 persone l'anno vorrà pur dire qualcosa…
L'origine del giacimento di zolfo di Perticara è di circa 6 milioni di anni fa, a causa della chiusura dello stretto di Gibilterra e dell'intensa evaporazione delle acque marine del Mediterraneo. Gli antichi Romani, se non addirittura le popolazioni della tarda età del bronzo, lo utilizzavano per la concia del pellame e per sbiancare i tessuti.
Le popolazioni antiche si limitavano alla raccolta del minerale affiorante naturalmente lungo il corso del torrente Fanante, ma la guida ci ha detto che esistono testimonianza latine che parlano dei primi scavi sotto terra. È solo con la scoperta della polvere da sparo che l'uomo inizia a scavare gallerie. Il giacimento ha una superficie di circa 5 km quadrati in un'area delimitata da tre faglie e risulta formato da 13 strati gessosi.
Lo zolfo è presente in natura come elemento nativo ed è indicato dal simbolo S. È un non metallo, non conduce calore né elettricità, è infiammabile e molto reattivo, si combina molto facilmente a formare dei composti. Allo stato elementare è una sostanza solida, tenera, dal caratteristico colore giallo e spesso associato al particolare odore di uova marce causato dalla presenza di idrogeno solforato (cosa che abbiamo potuto constatare di persona). Lo zolfo di Perticara è caratterizzato dall'abbondante contaminazione di bitume.
Gli impieghi industriali dello zolfo vanno dalla produzione della polvere da sparo alla fabbricazione di antiparassitari, dalla vulcanizzazione della gomma alla produzione del solfuro di carbonio (un solvente industriale), per la preparazione dei fiammiferi e delle sigarette, ma viene usato anche come sbiancante di lane e tessuti, e soprattutto per la produzione di acido solforico (un acido che spesso indica il grado di industrializzazione di una nazione, tant'è che ancora oggi la maggior parte dello zolfo necessario all'industria si ottiene dalla desolforazione del petrolio).
L'acido solforico è utilizzato in una miriade di applicazioni industriali: p.es. la produzione di fertilizzanti e insetticidi, il trattamento dell'uranio, la produzione di detersivi, detergenti, colori, materie plastiche, esplosivi e fibre tessili artificiali quali rayon e viscosa, la raffinazione di alcuni idrocarburi ecc. La miniera fu caratterizzata dal ritrovamento di splendide cristallizzazioni che arricchiscono le collezioni e i musei più prestigiosi del mondo. Il frutto più esemplare rimane quello che ancora oggi è conosciuto come il cristallo di zolfo più grande del mondo, donato nel 1936 al Museo Civico di Storia Naturale di Milano, dove tuttora è conservato. Secoli di sfruttamento del giacimento hanno portato alla realizzazione di quasi 100 km di gallerie, discenderie e rimonte distribuite su 9 livelli, calando gli uomini fino a 60 metri sotto il livello del mare, a oltre 700 metri di profondità. Nel 1917 la Società Montecatini acquistò la concessione per lo sfruttamento del giacimento a prezzi fallimentari e a seguito di imponenti sondaggi e ricerche minerarie si rese conto della vastità del giacimento.
Si avviò così la più importante industria della zona. Nel 1938 lo stabilimento raggiunse l'apice dell'attività estrattiva con produzioni di zolfo greggio che sfiorarono le 50.000 tonnellate e l'impiego di oltre 1.600 dipendenti. Dal secondo dopoguerra iniziò un lento declino: la concorrenza di paesi esteri produttori di zolfo con metodi alternativi a prezzi più competitivi, il lento esaurimento dei giacimenti, il superamento tecnologico e il sempre più importante interesse della Montecatini per il settore chimico portarono alla drammatica chiusura della miniera nel 1964.
Fino a non pochi anni prima, quella di Perticara era considerata la miniera di zolfo più grande d'Europa. Negli anni Ottanta è avvenuta la riapertura della discenderia Fanante. Questo ha permesso di organizzare indagini speleologiche mirate al monitoraggio del sottosuolo, prendendo coscienza dello stato di stabilità della miniera, anche in previsione di una futura riapertura a scopo turistico e scientifico. Tuttavia la pericolosità della situazione, la totale carenza di sicurezza legata ai diffusi crolli e alla mancanza di areazione che porta a bassi tenori di ossigeno e notevoli quantità di gas tossici, ha limitato le indagini a pochi metri di galleria.
Le miniere sono dei luoghi infernali: il buio, la polvere, la fatica, il pericolo, tutti elementi ritrovabili in qualsiasi parte del mondo ove ci siano dei minatori. Il mestiere del minatore è sicuramente uno dei più pericolosi e faticosi del mondo. Si vive in profondità dove manca lo scorrere del giorno e della notte e dove ci si ammala facilmente ai polmoni. Ma la guida ci ha detto che, tutto sommato, i minatori non si lamentavano, perché prendevano il doppio di un insegnante!
prof. Enrico Galavotti
Categoria: Eventi | Data di pubblicazione: 28/11/2014 |
Sottocategoria: A. S. 2014-2015 | Data ultima modifica: 29/11/2014 14:33:51 |
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