All’interno del progetto “Scrittori nella scuola”, le classi prime del nostro Istituto sabato 18 marzo, nell’Aula Magna della sede centrale, hanno incontrato la scrittrice Gigliola Alvisi, autrice del libro Ilaria Alpi, la ragazza che voleva raccontare l’inferno. La lettura di questo testo è stata, per gli alunni che hanno iniziato quest’anno il percorso nel Liceo Linguistico, un’occasione per avvicinarsi alla figura di Ilaria Alpi, cui la nostra scuola è dedicata.
Gigliola Alvisi ha esordito dicendo ai ragazzi che sono fortunati a frequentare una scuola dedicata ad Ilaria Alpi, cioè ad un personaggio che possono sentire vicino a loro: una ragazza, una giornalista, che aveva la passione per le lingue, che amava viaggiare e conoscere. Con il suo romanzo l’Alvisi ci offre un testo di semplice lettura, coinvolgente fin dalla prima pagina; estremamente precisa è la descrizione del contesto storico in cui operava la giornalista nelle sue missioni in Somalia e molto accurata la definizione del personaggio di Ilaria e del suo modo di fare giornalismo. Ilaria amava immergersi nella realtà sociale, parlare con la gente, soprattutto con le donne, per cogliere dal vivo le problematiche di quel Paese così sofferente per la guerra civile, per la povertà, per i diritti spesso calpestati: per Ilaria raccontare le ingiustizie, le violenze e soprattutto non tacere la verità era una sorta di imperativo. Per questo è stata uccisa, prima che riuscisse a rendere nota una verità che aveva scoperto, scomoda, paurosa: un traffico di armi e rifiuti tossici fra Somalia e Paesi europei, Italia compresa.
Gli alunni hanno posto domande alla scrittrice sulla genesi del libro letto, sulle scelte narrative, sull’attività della scrittura in genere. Soprattutto il dialogo si è focalizzato su Ilaria e sull’eredità che ha lasciato. Possiamo esprimerla con le parole di una ragazzina somala, Jamila, personaggio di invenzione ma che nel libro rappresenta la chiave che l’autrice utilizza per interpretare la storia di Ilaria: “Ilaria mi ha lasciato in eredità la bellezza di fare bene il proprio lavoro, qualunque esso sia. E la necessità di lavorare affinchè culture diverse si parlino e si confrontino.” Ci auguriamo che tutti gli alunni di questa scuola raccolgano, come Jamila, questa eredità, per costruire un futuro di pace.
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