Giulio Regeni ha 28 anni ed è un brillante ricercatore italiano dell’Università di Cambridge. La nostra meglio gioventù. Il 25 gennaio 2016 è in Egitto, al Cairo. Sta lavorando da alcuni mesi alla sua tesi dottorale, un progetto di ricerca partecipata sui sindacati indipendenti del paese, che stanno conducendo un’aspra lotta contro il governo e, per questo, subiscono pesanti intimidazioni. Il suo è un lavoro sul campo: per conoscere, approfondire, Giulio deve parlare con gli interessati, passare molto tempo con loro, partecipare alle loro riunioni. E lo fa con garbo, serietà, passione, senza paura. Ma le autorità egiziane hanno notato Giulio e i suoi rapporti con gli ambienti del sindacato. Lo seguono, lo indagano, senza che lui lo sappia.
Sono quasi le 8, Giulio esce per andare alla festa di compleanno di un amico. Manda un messaggio mentre si dirige a piedi verso la fermata della metropolitana vicino a casa, dopodiché il buio. A quella festa non arriva mai. Nove giorni dopo, il suo corpo martoriato dai segni di crudeli torture viene ritrovato ai margini di una strada. Quattro anni dopo, anni costellati da una lunga sequenza di depistaggi e minacce da parte delle autorità egiziane, senza che sia stato individuato un colpevole né un perché dell’omicidio, tra mille ostacoli la famiglia continua a chiedere verità e giustizia per Giulio.
Lo faremo anche noi insieme a loro oggi, alle ore 17, in un dialogo organizzato dai Rappresentanti d'Istituto degli studenti con Paola Deffendi e Claudio Regeni, genitori di Giulio, e l’avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, attraverso una diretta Meet a questo indirizzo: meet.google.com/nbr-xtog-efn
Non mancate.
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