BIBLIOTECA dellla MEMORIA
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
“Il bisogno di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento...il libro è stato scritto per soddisfare questo bisogno...” Primo Levi
In onore della giornata della Memoria, abbiamo avuto l’opportunità di presentare alcune domande al professore Massimo Bucciantini, riguardo uno dei libri più celebri di Primo Levi “Se questo è un uomo” e di approfondire la conoscenza sul tema dell’Olocausto e su come quest’ultimo abbia influenzato le generazioni moderne.
Primo Levi ha sempre affermato che da ogni esperienza, qualsiasi essa sia, si può sempre imparare qualcosa e lui stesso ha definito il campo di concentramento di Auschwitz Birkenau, presso il quale era stato deportato, “la mia università”. Questa esperienza, caratterizzata dal dolore, dalla paura, dalla sofferenza e dalla totale assenza di umanità, gli ha reso possibile lo studio della vera condizione umana, senza mai però comprenderla fino in fondo. “Se questo è un uomo” è un libro colmo di di domande alle quali nemmeno Primo Levi, che ha vissuto l’esperienza in prima persona, è riuscito mai a dare risposta, arrivando alla conclusione che l’uomo è un essere troppo complesso...
“Si sono salvati i peggiori.” Sono parole ricorrenti nei discorsi di Primo Levi, parole che portano a riflettere e cercare di capire cosa possano aver provato quelle persone, rinchiuse nel cosiddetto “inferno”, senza più una dignità, senza più un’ identità, private di ogni cosa. Un profondo senso di colpa ha accompagnato lo scrittore per tutta la vita, quasi un sentimento di vergogna e non potremo mai capire la vera ragione dei suoi sentimenti, non potremmo mai capire fino in fondo ciò che hanno provato lui e altre milioni di persone... L’Olocausto non è stata la nostra realtà, ma lo è stata per molti altri; per la maggior parte ha significato la fine e coloro che ne sono usciti vivi non sono mai stati più gli stessi. Auschwitz distrugge, annienta, uccide anche senza ucciderti fisicamente. Rappresenta il passato, ma farà sempre parte del presente...
IN CHE MODO è POSSIBILE AFFRONTARE LA CARENZA DI TESTIMONI DIRETTI?
Purtroppo siamo tutti consapevoli del fatto che i testimoni finiranno, e per garantire un futuro alla celebrazione della Giornata della Memoria e per sensibilizzare al meglio le generazioni future, è necessaria una buona “storia”, ovvero dei validi professori e insegnanti. Abbiamo bisogno di una rete civile e politica che, in qualche modo, ritenga che la difesa della democrazia e della tolleranza siano principi che ogni essere umano deve difendere. Ognuno di noi, quindi, è in grado di fare la differenza; presto non potremmo più affidarci ai testimoni, ma se ciascuno di noi si prende l'impegno di partecipare, attraverso il nostro lavoro e le nostre idee, ad una società tollerante e democratica, non scomparirà l'importanza di questa giornata e il ricordo di tutto ciò che è successo e che non dovrà mai più accadere. Quella del 27 gennaio, infatti è la memoria utile ad essere coscienti di quale orrore porta l'odio, di quali danni fa la segregazione e di quali atrocità implica l'estremismo ideologico e la guerra. Ricordare eventi come l'Olocausto è utile ad essere consapevoli di un fatto agghiacciante ma reale: tutto ciò potrebbe accadere di nuovo e l'unico antidoto al ritorno della malattia autoritaria e nazifascista è il ricordo.
...E IL PROBLEMA DEL NEGAZIONISMO?
Abbiamo compreso come, nella mentalità di qualsiasi individuo, possa svilupparsi un fenomeno di “post verità”, proprio come scrive il filosofo Lee C. Mclntyre all’interno del suo libro. Questo riguarda un limite mentale nella comprensione della realtà, anche di fronte a prove certe, che non va oltre alla propria visione estremista e negazionista secondo la quale i tragici fatti di cui tutti siamo a conoscenza non siano mai accaduti. Questo tipo di idee e concetti si sono sviluppati a distanza di trenta, quarant’anni dall’accaduto e hanno travolto la visione di molti, ottenendo consensi ed aumentando del 13% dal 2016 ad oggi.Ritengo che visualizzare un unico ideale precludendosi ogni tipo di confronto sia caratteristico di individui contraddistinti da una grande chiusura mentale che si oppone alla libertà di pensiero. Essere persone libere prevede prima di tutto l’ascolto e la visione a 360 gradi di tutti gli ideali in modo tale da potersi creare una propria visione che è il risultato di ascolto, comprensione e amore, ma soprattutto rispetto e ammirazione verso la grande complessità che divide e accomuna contemporaneamente tutte le culture del mondo.